Allocuzione del Presidente Armando Camperi nell’ottantunesimo anniversario di Nowo Postojalowka

Gennaio per gli Alpini da oltre 80 anni è il mese del ricordo e della memoria.
Le celebrazioni si sono tenute a Borgo San Dalmazzo dove la Sezione di Cuneo il 07 gennaio, ha ricordato i Caduti e i dispersi della Campagna di Russia poi è toccato a Saluzzo con la manifestazione solenne a carattere nazionale il 14 gennaio, e a Ceva domenica scorsa.  Oggi tocca alla Sezione Alpini di Mondovì ricordare quello che accadde 81 anni fa. Con il passare degli anni aumenta il rischio che la memoria venga meno.
Noi siamo l’ultima generazione ad aver avuto memoria diretta tramite i racconti dei Reduci e dei nostri famigliari. Per questo è bene raccontare i fatti di allora: Gli Alpini delle Divisioni Cuneense, Julia e Tridentina unitamente ad altrimigliaia di soldati di tutte le specialità dell’esercito italiano nella seconda guerra mondiale furono mandati a combattere in Russia, da una classe dirigente criminale, in una guerra assurda non capita e certamente non voluta.

Partiti a luglio ’42 per le montagne del Caucaso gli Alpini furono mandati a presidiare la linea del fiume Don nella pianura Russa. A seguito dei primi sfondamenti del fronte tenuto dagli Ungheresi il 14 gennaio 1943 Il generale Emilio Battisti comandante della Cuneense intuii immediatamente il pericolo e chiese l’autorizzazione a ripiegare, prontamente negata. Il giorno dopo i Russi con i carri armati attaccarono Rossosch sede del comando alpino, dove un intero battaglione di giovanissimi complementi giunto da Garessio non ebbe neanche in tempo di scendere dal treno prima di venire massacrato.

Finalmente il 17 gennaio nel tardo pomeriggio giunse l’ordine di ripiegamento, per la Cuneense, che cominciò a muoversi con i battaglioni Ceva, Mondovì e Dronero, in retroguardia il Saluzzo fu subito impegnato in combattimenti contro i partigiani Russi. Il ripiegamento prosegui con gravi perdite subite dalla 72a batteria gruppo “Val Po’ mentre la 21a del “Saluzzo” si fece massacrare sul posto permettendo alla colonna di sganciarsi proseguendo verso Nowo Postojalowka. Un paesino sperduto nell’immensità della Russia, con un nome impronunciabile e difficile da scriversi, dove già si erano attestati alcuni reparti della Julia, e fu proprio a Nowo Postojalowka che tra il 19 e il 20 gennaio del 1943, si svolse la più dura e cruenta battaglia combattuta in Russia da truppe esclusivamente italiane. Con la neve al ginocchio, mal equipaggiati con una disparità enorme d’armamenti i parabellum automatici contro i moschetti a 6 colpi degli Alpini, i carri armati da 30 tonnellate contro alpini appiedati muniti di poche bombe a mano. I battaglioni Mondovì e Ceva furono mandati all’attacco, subendo pesantissime perdite mentre le batterie del Mondovì venivano maciullate dai cingoli dei T34 Russi, stessa sorte subirono i battaglioni Borgo San Dalmazzo, Saluzzo e i reparti della Julia.

Dopo 30 ore di durissima battaglia, constatato l’impossibilità di forzare senza armi anticarro, la temutissima dorsale il generale Battisti diede l’ordine di aggirare l’accerchiamento, abbandonando le posizioni di Nowo Postojalowka, difese da fanterie russe con reparti siberiani a loro agio nel gelo e nella neve.

Così i resti della Cuneense,ormai allo stremo, continuarono la loro marcia arrivando nel vallone di Walujki dove il 28 gennaio dopo un’ultima disperata difesa furono catturati e per i superstiti iniziò il triste cammino verso la prigionia nei campi di concentramento in Siberia. Dal 17 gennaio al 28 gennaio in 12 giorni e 11 notti la Cuneense percorse circa 200 chilometri, marciando per 182 ore alla media di undici ore al giorno, sostenendo oltre venti combattimenti e perdendo il 90% degli effettivi.

Un’intera generazione di giovani vite delle nostre terre venne cancellata. Troppe famiglie Monregalesi e Cuneesi hanno avuto almeno un Caduto, morto o disperso. In molti casi, per mantenere tracce del loro passato, ai nuovi nati, venne dato il nome di quei fratelli perduti, in segno di amore e rispetto perché non fossero dimenticati 

Il loro sacrificio, non fu vano, perché impegnando parte dell’esercito Russo hanno permesso che il 26 gennaio (sei giorni dopo Nowo Postojalowka) gli Alpini della Tridentina con gli sbandati degli altri reparti, vincessero a Nikolaevka permettendo a pochi fortunati di tornare a casa. Questi furono per vergogna, segregati nelle caserme, trovarono una nazione distrutta, occupata dai tedeschi. In molti qui nella provincia di Cuneo ripresero le armi contro gli invasori scacciandoli e ponendo le basi per la nascita della Repubblica. Poi in silenzio, quasi fosse una colpa essere scampati alla morte, con il duro lavoro, ricostruirono l’Italia, regalandoci prosperità, progresso e 80 anni di pace.

Il parlamento nel 2019 ha istituito la “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino” individuando ogni anno, la data del 26 gennaio, a ricordo di Nikolaeka mentre la regione Piemonte ha indicato il 16 gennaio “la giornata del valore alpino”, in ricordo del primo ordine di ripiegamento.

Scopo dei provvedimenti, voluti e sostenuti con forza dall’Associazione Nazionale Alpini, è quello di tenere vivo, tramandando alle nuove generazioni “i valori che incarnano gli alpini nella difesa della sovranità, dell’interesse nazionale, dell’etica, della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato” sviluppatesi in tanti anni, nati anche da quella immane e spaventosa tragedia che fu la campagna di Russia.